Panico nello shtetl by Sholem Aleichem

Panico nello shtetl by Sholem Aleichem

autore:Sholem Aleichem [Aleichem, Sholem]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2021-05-10T22:00:00+00:00


14. Due città s’incontrano e si separano come se nulla fosse accaduto – fine!

I profughi avevano preso la strada maestra che portava a Masepevke, non lontano da Jehupez, e il primo posto in cui poterono fermarsi era Kosodejevke, anch’essa una cittadina ebraica, famosa per le sue capre, come indica il suo nome Kosodejevke, che significa «la città dei mungitori di capre».45 Le capre di Kosodejevke vengono munte in modo diverso dal solito, e si distinguono dalle capre di Kasrilevke per le loro corna, o meglio – per esser precisi – perché non hanno corna. Al posto delle corna hanno una strana struttura sulla parte anteriore della testa, un ornamento, una sorta di capsula per tefillin46 sulla testa, se posso permettermi il paragone. E poi per loro natura sono anche incredibilmente pigre e lente, e stupide, per giunta, molto più stupide delle capre di Kasrilevke. Se incontrate una capra di Kosodejevke in mezzo alla strada, le offrite un ciuffo di paglia e la attirate dicendole «Kos-kos-kos!», allora essa si inginocchia immediatamente, apre le gambe e... voi già potete mungerla!

E neppure le persone del posto sono come le persone di Kasrilevke. O meglio, ovviamente sono fatte come le persone di qui, con le stesse anime, con gli stessi stomaci, e probabilmente sono altrettanto povere, qui come là. L’unica differenza sta nel Borech-she’omer, ossia nel fatto che nelle preghiere del mattino gli ebrei di Kasrilevke dicono prima «Hojde ha-Shem» (Siano rese grazie all’Eterno...) e poi «Borech-she’omer» (Sia resa lode a colui che disse...),47 mentre invece gli ebrei di Kosodejevke dicono prima «Borech-she’omer» (Sia lode a colui che disse...), e poi «Hojde ha-Shem», «Siano rese grazie all’Eterno...» Ora, a pensarci bene, che differenza fa? Ma non ditelo troppo presto! Negli ultimi anni passabili, quando la gente di Kasrilevke e quella di Kosodejevke aveva ancora di che vivere e non doveva farsi venire il mal di pancia per niente, nella controversia sul Borech-she’omer e sull’Hojde ha-Shem si arrivò persino a versare del sangue! Spesso infatti accadeva che quando un ebreo di Kosodejevke si recava nella scuola di Kasrilevke per pregare, e il cantore, dopo essere andato al pulpito, essersi sistemato il tallit e schiarito la voce, iniziava a cantare nella giusta melodia «Hojde ha-Shem...» (Siano rese grazie all’Eterno, invocate il Suo Nome...), l’ebreo di Kosodejevke cantasse in un’ottava più alta e in modo percepibile da tutti «Borech-she’omer vehojo ho’ojlem – Siano rese lodi a Colui che disse “E così fu”. Viceversa, quando un ebreo di Kasrilevke si recava nella sinagoga di Kosodojevke, e il cantore, già in estasi, aveva chiuso gli occhi, alzato le braccia e intonato il Borech-she’ojmer, poteva capitare che l’ebreo di Kasrilevke intervenisse cantando in un’ottava più alta e in modo udibile da tutti: «Hojde ha-Shem kru vishmo hodiu va’amim aliloso-ho-ho-hov – Sia lode all’Eterno, invocate il Suo Nome, annunciate ai popoli i Suoi a-a-a-tti».

A proposito dell’Hojde ha-Shem gli ebrei di Kosodejevke erano permalosissimi a motivo di quegli «atti» che l’ebreo di Kasrilevke era solito cantilenare. «Deciditi! Se vuoi dire “Sia resa



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